giovedì 4 settembre 2008

FRATERNITA'

Siamo al tema della fraternità e mi piacerebbe se qualcuno commentasse questa prima parte del "codice della fraternità". Cioè: TU CHE NE PENSI?
Codice della fraternità (Guglielmo Giaquinta)
(prima parte)

*Ogni uomo che ti passa vicino è tuo fratello.
*Le persone alle quali stai abitualmente accanto lo sono ancora di più.
*Avvicinale come se le avessi conosciute da sempre.
*Vai tu per primo incontro a loro togliendole dall’imbarazzo.
*Comprendi quanti sono irritati o adirati, ma non lasciarti influenzare dal loro stato di nervosismo.
* Gli uomini, troppo spesso, non sono cattivi, ma frustrati nell’affetto: consenti loro, aiutandoli discretamente, di potersi aprire.
*Sappi sorridere molto, giacché il sorriso crea un ambiente.
*Sii uomo del sorriso, ma non del compromesso.
*Sforzati di acquistare un sano senso dell’umorismo: il mondo è già troppo serio e ha bisogno di essere sdrammatizzato.

4 commenti:

Vic ha detto...

In questi giorni sono tornata dalle ferie e in ufficio ho trovato un clima piuttosto disteso, perché le vacanze fanno bene a tutti. :)) Ma quando riprenderà un ritmo un po’ più “frenetico” e saremo di nuovo tutti stanchi, mi sono chiesta se riuscirò a vivere questo: "Comprendi quanti sono irritati o adirati, ma non lasciarti influenzare dal loro stato di nervosismo". Intanto mi porto questo proposito nel cuore e nella preghiera e … poi vi faccio sapere!!!
Vic

Webnauta ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luciano ha detto...

Questo decalogo (novelogo?) certo fa riflettere. Nella sua semplicità, basterebbe intanto già ricordarsi qualche punto ogni giorno, per diffondere un modo di vita diverso da quello che ognuno trova davanti. Non è facile sorridere sempre. Non è facile non confondere l'umorismo col sarcasmo (che può urtare). Certamente non è facile, come dice Vic, convivere con stati d'animo così diversi, magari del vicino di scrivania, o di stanza. E si vede che queste parole semplici, in realtà sono molto complesse da applicare. :-)

Roberto da Pescara ha detto...

La santità passa proprio attraverso la semplicità: il santo è colui che osserva tutto questo non perchè si deve attenere ad un qualcosa di formale, ma perchè è lo Spirito Santo che incide nel suo cuore l'amore e quindi, di conseguenza diventa luce che illumina l'oscurità.
Chiediamo al Signore che lo Spirito venga in noi in abbondanza, perchè ci faccia sperimentare la carità che è amore per il fratello in quanto volto di Cristo, come dice il salmo: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme".