martedì 10 febbraio 2009

Eluana Englaro e il popolo di Internet

Eluana su Facebook, Eluana sui blog, Eluana sui media digitali...

In questi giorni abbiamo assistito ad un accanimento mediatico, se così si può dire, che non ha riguardato soltanto la tv e la carta stampata, ma anche il popolo della rete.

La profonda e crescente divisione tra le persone e le loro idee sull'evolversi della vicenda, la cui posizione in altri tempi si sarebbe discussa al bar, al lavoro, o magari a cena, si acutizza oggi su un mezzo, quello digitale, che consente invece di avere in tempo reale il "polso" della situazione ed è completamente mediato dallo strumento, ovvero dal computer.
Niente chiacchiere e confronti dal vivo, dunque: via invece al cambio di immagine sul proprio profilo di Facebook (chi espone un cuore sormontato da un "Salviamo Eluana" e chi si barda tutto di nero scrivendo "Per uno Stato laico"), via alle crociate digitali ed al fanatismo religioso dei forum e dei gruppi tradizionalisti, tanto invadente quanto il plumbeo materialismo ateo che mai come in questo tempo sembra aver trovato una crescita sorprendente - online e non.

In ogni caso, per uno strano scherzo del destino, ieri mi sono trovato un mio post su Eluana al primo posto nelle ricerche sui blog di Google. Le statistiche sono schizzate in alto, con mia enorme sorpresa (in genere ho si e no qualche centinaio di lettori, e ieri sono saliti a migliaia) e ho temuto ondate di commenti anticlericali, oltre al fatto che il server andasse giù.

Il mio è un blog laico, ma scritto da un cattolico, e no, non un cattolico "non praticante" come scrivono molti, bensì che cerca di praticare (con quale successo, solo il buon Dio lo sa. Temo, molto scarso).

Tutto sommato, dunque, è andata bene: nei commenti mi si è ringraziato addirittura per l'obiettività e il "tono garbato", cose di cui veramente sorprendersi parlando di me. Resta la sfilata di interventi piuttosto corposi, su cui invece vorrei invitare a porre l'attenzione.

Se si leggono i commenti, in trasparenza si noterà un umore diffuso, un sentore che riguarda tutti, cattolici e non cattolici. Ed è un umore nero.
Nessuno difende la vita di Eluana (o attacca la scelta di morte del padre), nessuno mostra vicinanza alle scelte delle gerarchie ecclesiastiche od anche solo ai discorsi fatti, né alle decisioni del Governo, non c'è stima per le persone che si sono mosse per evitare la morte di Eluana Englaro, non c'è nulla di tutto questo. C'è difesa della scelta di appropriarsi della propria vita, c'è paura di intromissione del Vaticano, c'è una cieca affermazione del diritto all'autodeterminazione della persona in tutti i campi, c'è distacco dal pensiero cattolico tradizionale e dal sentire cattolico, perfino il più moderato.

Sicuramente questi commenti non fanno una statistica, e men che meno rappresentano un dato scientifico.

Ma se fate un giro su Internet non noterete opinioni molto diverse: la stragrande maggioranza delle persone è contraria all'intervento della Chiesa sulla vita delle persone, sul Governo e del Governo su questi come anche sui grandi temi di bioetica, e dire che aleggia un forte sentimento anti-Vaticano è un eufemismo per signorine. Il voto politico riflette forse più una paura della mancata sicurezza e una voglia di buttarsi a destra, che un sentire cattolico. Anni ed anni di televisione e di pensiero anticlericale forse hanno sortito il loro effetto, o forse c'è qualcos'altro.

Questi commenti sono scritti non da un'improvvisa ondata di materialisti dialettici esondata sulla rete e riversatasi su pochi siti, ma da persone (autodichiarate) "cattoliche" e da non cattolici, ma persone "normali", qualunque.

Al di là dei formalismi e delle etichette quindi, vale la pena soffermarsi a riflettere un momento: come siamo arrivati a questo?

Abbiamo almeno un paio di generazioni, o forse più, quelli dei ventenni e dei trentenni ma ci metterei anche i quarantenni, che su Internet dimostrano chiaramente un sentimento diffuso di anticlericalismo direi "sincero". Sinceramente sbagliato o quantomeno confusionario, gregario o elitario, quello che volete, ma vivo ed estremamente attivo, che trova proseliti e compie battaglie, in nome della civiltà e della laicità, che vive nella scrittura, nella socialità online e nella condivisione, che fanno di Internet il mezzo privilegiato della comunicazione d'oggi e forse l'unico domani.

Battaglie tutte già vinte a tavolino, pare: bastava guardare ieri il numero di profili con lo sfondo nero e quelli con il cuoricino, o i gruppi a favore della morte di Eluana e quelli per il "fronte" di preghiere, o i commenti sui blog e i post stessi. Non c'era storia. E' quasi desolante per un cattolico andare in rete. Oserei dire che forse a Cuba ci sarà un sentimento cristiano più vivo che da noi (anzi, in Portogallo, ma soprassediamo..).

E nulla sembrano sortire i timidi, anche se validi, tentativi della Santa Sede di andare su Internet, con i siti Web o i canali video monotematici, utilizzati spesso dagli stessi fruitori che li consultano anche offline.
C'è qualcosa che non va, il messaggio non viene trasportato come dovrebbe, nelle modalità che il pubblico ascolta. Il Papa bardato come 50 anni fa viene quasi insultato sulla rete, le gerarchie ecclesiastiche sbeffeggiate, i ragionamenti pro-vita sulle questioni etiche anche se logici e razionali sono tacciati di "cattolicismo" oppure "sopportati", ma solo fino al prossimo ragionamento contrario, ovviamente anticlericale, che provocherà una "Ola" di acclamazione. Papa Benedetto è stato paragonato in questi giorni a George W. Bush, l'ex-presidente forse meno amato della storia americana, fautore tra l'altro di una guerra sanguinosa ritenuta inutile da molti, la cui uscita di scena è stata quasi vissuta come una liberazione dagli americani e non solo. Un accostamento che non fa certo ben sperare.

Questa pseudo-analisi è senz'altro semplicistica, e su tutto questo c'è tanto altro da dire, anche e soprattutto di buono: la riflessione indotta dalla vicenda di Eluana, così come la commozione che ogni persona umana vive di fronte al dramma della morte vista quasi in presa diretta. Temi che interrogano le coscienze e che aiutano a meditare le proprie scelte e i propri valori.

Ma c'è qualcosa che senz'altro ci sfugge... e su cui mi piacerebbe leggere pareri di chi se ne intende più di me.

5 commenti:

Francesco ha detto...

Spero venga considerato un contributo alla riflessione questo stralcio di un articolo di Nicoletta Tiliacos sul Foglio di mercoledì 11 febbraio 2008 che racconta della predica ascoltata la precedente domenica 8 febbraio:
"...Il sacerdote dice che la vicenda Eluana Englaro è importante: chi potrebbe negarlo? Ma lo è perché simboleggia il dovere del dubbio, l’importanza del silenzio e della rinuncia a dare giudizi, la necessità di lasciar dire e dare alla scienza: la sola a poter dire una parola di verità di cui nulla sappiamo e a fare, di conseguenza, le cose giuste.
E comunque – reperita iuvat – rimane lo scandalo della persecuzione contro le vite degli immigrati, e il delitto inqualificabile di aver introdotto il reato di immigrazione clandestina. Mentre ci si sta sbracciando per che cosa? Per una “vita vegetativa”!”
Non basta: perché chiede il prete furioso, l’arcivescovo di Udine non va al capezzale di Eluana? E speriamo ce stavolta chi neghi alla povera Eluana Englaro i funerali religiosi, così come furono colpevolmente negati a Welby…

È successo – mi è successo – davvero domenica scorsa, nella parrocchia [...] a Roma. Una chiesa viva, anche per merito del suo parroco: uomo simpatico, appassionato e amato, sempre pronto a ricordare i doveri concreti della carità, della solidarietà , dell’accoglienza. Un pastore informato e attento; la scorsa settimana aveva chiamato da un’altra città nientemeno che Alberto Melloni, per parlare del Concilio Vaticano II.

Quel prete ha spiegato, durante la predica domenicale, che non vale la pena di scaldasi tanto per una “vita vegetativa”. Ha sostenuto che qualcuno avrebbe addirittura potuto negare ad Eluana i funerali religiosi (ma chi glielo ha detto?). Ha fatto immaginare ai fedeli attoniti un arcivescovo omissivo, un pastore di anime che si rifiuta di andare a trovare la morente (morente per volontà di altri: questo non l’ha detto) a causa di chissà quale astrusa e rigida opposizione dottrinaria (e non perché magari nessuno lo avrebbe fatto entrare, o perché la cosa sarebbe stata considerata intrusiva dal grande club laicista che circondava la famiglia Englaro).

Alla fine della predica – che Dio mi perdoni – ero furiosa pure io. Ho pensato che il parroco legge certamente Repubblica e che avrà apprezzato la posizione del direttore Mauro: la vita deve avere un senso. E che senso ha una vita vegetativa?
Ho pensato che il parroco non legge l’Avvenire, che senza tiepidezze e pacatezze ha chiamato sempre le cose col loro nome: su Eluana c’è stata eutanasia..."

Luciano ha detto...

Caro Francesco,

citare i termini tiepidezza e pacatezza parlando dell'Avvenire mi sembra molto azzeccato. Non conosco giornale più soporifero nel panorama
cattolico, e mi meraviglia che addirittura scriva "eutanasia" senza che tremino i polsi al suo direttore. E infatti citi il Foglio, non l'Avvenire.

E comunque nessuno mette in dubbio che sia eutanasia, non c'e' bisogno che lo ricordi la scrittrice del giornale ferrarista, sai?

Forse ci sfugge che il dilemma del cattolico-tipo oggi non è più quello, ma è "L'eutanasia è giusta o no?"
così come si chiede dell'aborto "E' omicidio o no"?
Siamo ad un livello molto oltre, che neanche ci immaginiamo.

Tu scrivi da cattolico autentico, ma non cogli la provocazione del mio discorso, o fai finta di ignorarla.

La scienza non potrà mai dare risposte certe, esattamente come la fede non si può dimostrare, per gli ovvi motivi a tutti noti.
Noi abbiamo la fede, e viviamo con pochi, o scarsi dubbi su questioni di fede e di morale.
Al massimo ci aggiorniamo sugli ultimi documenti.

Ma alle obiezioni dell'uomo qualunque tu non puoi obiettare: questi non sono cattolici, vade retro mi fanno schifo!
E ti faccio notare che era un prete che parlava,
nell'esempio da te citato. Ma anche fosse stato un perfido ateo, cambiava qualcosa?
Mi sembra che nel Vangelo un certo Gesù, quando diceva che non erano i sani che avevano bisogno del medico, stava pranzando con tutti.

Io ti farei una domanda, anzi due: se una grande parte di persone oggi pensanti (e parliamo sempre di una fascia generazionale, pur importante)
sta perdendo il senso dell'essere cristiani e contemporaneamente dei valori fondamentali dell'essere umano (perché le due cose vanno insieme, o mi sbaglio?),
e insieme li sta contestando pesantemente, tu che dici, li continuiamo a perdere tutti, già che ci stiamo,
in nome di una tradizione che non si deve neanche "discutere" (tanto c'è l'Avvenire che chiama ogni cosa col suo nome, dice il Foglio: due giornali ad altissima tiratura)
oppure vale la pena provare a (far) ragionare questa marea montante di dubbiosi prima che si trasformi in tsunami?
Non abbiamo forse noi un formidabile strumento che è Internet? Perché il post parla di questo, di Internet sai.

Oppure, secondo te i cattolici dovrebbero avere siti Web con sfondo nero, magari tristi e grondanti lacrime, rigidissimi e teutonicamente aderenti
al più puro spirito pre-conciliare, per risultare convincenti agli ultimi, agguerriti, custodi dell'ortodossia?

Io sto semplicemente cercando di guardare un andamento. Ma se ci attacchiamo solo alle spocchiose considerazioni di una
giornalista e la sua tristissima indignazione verso una predica liberal, siamo messi molto male.

Luciano ha detto...

Carissimo Francesco :)

Vista la tua stima per il Foglio, e la comune stima per il dott. Introvigne, spero di fare cosa gradita aggiungendo un contributo alla riflessione:

(è leggibile anche su Facebook a questo indirizzo:
http://www.facebook.com/note.php?note_id=49705811327
)

"Nota: L'articolo risponde a un editoriale di Giuliano Ferrara dell'11 febbraio

"La domanda di Eliot"

Caro Direttore,
La ringrazio per avere posto con l'abituale lucidità sul Foglio dell'11 febbraio quella che è forse - dopo Eluana - l'unica domanda veramente importante: se con Eluana siano morti in Italia i valori di fede e di ragione che hanno dato all'Europa le sue radici e la sua anima, e se la Chiesa, non avendo potuto impedire questa morte, abbia imboccato la strada che porta all'irrivelanza. La domanda è ancora quella di Eliot: "è la Chiesa che ha abbandonato l'umanità o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?".

Giacché però non sono un poeta ma un sociologo, sono abituato a considerare i processi sociali complessi come sempre aperti a diverse interpretazioni. Lei propone un impressionante inventario delle ragioni per cui il bicchiere della Chiesa - quando non si è più potuto dare da bere a Eluana - si è rivelato mezzo vuoto. Preti (come quelli del Friuli di cui parla lo stesso numero del Foglio), laici e anche qualche vescovo dissenzienti o colpevolmente silenziosi evidenziano un problema, le cui radici stanno nel pontificato di Giovanni Paolo II. Nessuno come il Pontefice polacco ha avuto la consapevolezza che l'Europa e l'Italia sono ormai terra di missione, bisognosa di "nuova evangelizzazione". Per questa missione Giovanni Paolo II ha privilegiato l'appello diretto ai fedeli, soprattutto ai giovani, rispetto agli atti di governo relativi all'amministrazione della Chiesa. Da un certo punto di vista la strategia ha avuto uno straordinario successo, sollevando un entusiasmo imprevedibile e diffuso, che non ho avuto bisogno di verificare con strumenti sociologici perché l'ho constatato giorno per giorno nei miei figli e nel loro amore affettuoso e contagioso per Papa Wojtyla. D'altro canto, anche gli intellettuali più vicini a Giovanni Paolo II - come George Weigel, il compianto Richard John Neuhaus o Ralph McInerny - hanno fatto notare i pericoli insiti nella scarsa attenzione rivolta al governo della Chiesa e alle nomine episcopali, alcune delle quali non sono state particolarmente felici. Non si tratta, naturalmente, di criticare Papa Wojtyla - anche perché, per molti versi, la sua strategia di contatto diretto con il popolo dei fedeli era, in una situazione di grave e diffusa scristianizzazione, l'unica possibile - ma di rilevare un problema. Nessuno ne è più consapevole di Benedetto XVI, che ha scelto di dedicare all'azione di governo della Chiesa la parte maggiore del suo tempo e delle sue energie. Ma il caso Eluana può forse suggerire, per quanto riguarda l'Italia, un'ulteriore accelerazione. Può darsi - senza pretendere, naturalmente, di voler dare suggerimenti al Papa - che non sia più sufficiente attendere che vescovi inadeguati vadano in pensione e che occorra sostituirli prima, e che su alcune situazioni particolarmente imbarazzanti la severità debba sostituire la paziente attesa di improbabili ravvedimenti.

E tuttavia, per altro verso, il bicchiere è mezzo pieno. Le statistiche ci dicono che la rilevanza della Chiesa nella società italiana - misurata dal consenso dei cittadini e anche dalla frequenza alla Messa -, per quanto certo non corrispondente a quanto il Papa o i vescovi potrebbero auspicare, è comunque assai maggiore rispetto alle vicine Francia, Germania o Spagna.Il referendum sulla legge 40 ha mostrato che la sconfitta non è l'unico esito possibile della sua azione di testimonianza ai valori non negoziabili. Il caso Eluana smentisce tutto questo? Non completamente. L'azione della Chiesa - e dei laici di buona volontà, naturalmente - ha persuaso la maggioranza degli italiani che l'alimentazione e l'idratazione non sono cure mediche, e che far morire una disabile di fame e di sete è profondamente ingiusto. Lo rivelano i sondaggi, che sono cambiati di segno rispetto agli inizi della vicenda di Eluana, e anche le reazioni di tanti politici, a cominciare da quello straordinario interprete della sensibilità comune degli italiani che è il presidente Berlusconi. Magra consolazione, si dirà, perché Eluana è morta. Certo: e tuttavia se nella maggioranza di governo la chiarezza prevarrà sulla tentazione del compromesso e del pasticcio (un rischio che come Lei ha spesso sottolineato non è mai assente, neppure all'interno del centro-destra) può darsi che questo maggioritario consenso trovi qualche eco in Parlamento e contribuisca ad allontanare l'abominio dell'eutanasia dalle nostre leggi.

Le settimane e i mesi che vengono ci diranno se il bicchiere è mezzo pieno o piuttosto, in effetti, mezzo vuoto. I bicchieri, però, non si riempiono né si svuotano da soli. Chi ha a cuore i valori della fede e della ragione che hanno fatto dell'Europa quello che è non può solo lamentarsi del fatto che i vescovi o i sacerdoti non agiscano: deve agire lui. Questo - non un presunto diritto al dissenso morale e teologico - è il vero significato dell'autonomia dei laici cattolici nell'instaurazione dell'ordine temporale di cui parla il Concilio Vaticano II. Il Papa fa, in modo ammirevole, la sua parte. A noi - senza pensare di delegare ad altri - fare la nostra. Io rappresento una piccola - ma non piccolissima - associazione come Alleanza Cattolica che da decenni giorno per giorno, settimana dopo settimana, diffonde i valori non negoziabili della vita, della famiglia, delle radici cristiane dell'Europa attraverso centinaia di riunioni, incontri, conferenze, seminari. Non ci dà certo fastidio, anzi ci fa molto piacere, che altri operino nella stessa direzione. Perché, rovesciando il proclama blasfemo di Osama bin Laden, siamo orgogliosi di amare la vita quanto gli avversari della fede e della ragione amano la morte."

Francesco ha detto...

Le "spocchiose" considerazioni di una giornalista a me paiono piuttosto l'espressione delle ragionevoli considerazioni di molti fedeli che stavano seduti sui banchi di quella parrocchia ad ascoltare quell'omelia. Un cattolico prima di andare a preoccuparsi di usare i blog e facebook per "rimorchiare" i lontani dalla fede dovrebbe fermarsi a considerare quale "formazione delle coscienze" subiscono quegli "spocchiosi" come la signora giornalista Tiliacos che hanno la colpa di assolvere al precetto domenicale.

"E ti faccio notare che era un prete che parlava,
nell'esempio da te citato."
e se permetti te lo faccio notare io che era un prete che parlava: ho postato quel brano di articolo proprio perchè quelle erano le parole di un prete che parlava!

"Ma anche fosse stato un perfido ateo, cambiava qualcosa?"
cambiava che magari che un aderente della benemerita associazione degli atei materialisti dialettici dopo aver detto quello che ha detto il parroco in questione non avrebbe recitato il simbolo niceno-costantinopolitano e non avrebbe proseguito con la consacrazione eucaristica.

PS: Sono convinto che il parroco in questione abbia un blog molto colorato, solare, allegro e pieno di cuoricini "come Cristo comanda".

Teresa ha detto...

in ogni caso i nostri toni potrebbero essere più evangelici, pieni di misericordia, senza nulla togliere alla verità.
e resta sempre vero che per i sacerdoti dobbiamo molto pregare e che ogni comunità cristiana ha i sacerdoti che si merita...
penso anche che la vicenda di Eluana ci chieda di considerare preziosa ogni vita e di impegnarci a considerare tali tutti: i sacerdoti che parlano, i fedeli che ascoltano, i giornalisti che scrivono, gli autori dei post....