Mi piacerebbe tanto andare al cinema a vedere il film di animazione “UP”. È la storia di un anziano signore, Carl Fredricksen, che per tutta la vita ha sognato di viaggiare per il mondo e di vivere al massimo delle proprie emozioni, ma ha dovuto sempre scontrarsi con i problemi della vita quotidiana come le bollette e gli acciacchi dell’età. A settantadue anni, quando la vita sembra non offrirgli più tempo per realizzare il suo sogno, bussa alla sua porta Russell, un boyscout di otto anni. Insieme a lui Carl Fredricksen intraprenderà il viaggio dei suoi sogni in Sudamerica … sulla sua casa … volante!!! L’immagine della casa che vola come una mongolfiera, trascinata da miriadi di palloncini, l’idea di potere lasciare tutto e volare via mi da’ un grande senso di leggerezza e di libertà. In fondo, chi di noi non ha mai desiderato - in alcuni momenti - “volare via” dal quotidiano, quando questo sembra “opprimerci” e viaggiare verso i propri sogni??? … Naturalmente non da soli, ma con qualcuno che ci ricordi sempre la bellezza e la meraviglia della vita!!!
lunedì 23 novembre 2009
giovedì 19 novembre 2009
A proposito di diritti
Ieri, in occasione del 20° anniversario della Convenzione dei diritti del fanciullo, il Presidente del Movimento per la Vita ha presentato alla stampa la proposta di legge per modificare dell’art. 1 del Codice civile ed estendere i diritti personali dal momento della nascita al momento del concepimento.
“Il principio di uguaglianza si esprime riconoscendo a tutti la qualità e i diritti fondamentali di esseri umani”, ha detto ricordando che la Convenzione sui diritti del fanciullo “attribuisce il nome fanciullo anche al nascituro”. Nel corso della conferenza è stata presentata anche la “Dichiarazione sui diritti del bambino” nella quale si sottolinea che “ogni bambino, fin dal concepimento, è titolare del diritto alla vita, alla salute, alla integrità fisica” e deve vedersi “riconosciuta la capacità giuridica”.
Mi pare una cosa sensata. Voi che ne dite?
“Il principio di uguaglianza si esprime riconoscendo a tutti la qualità e i diritti fondamentali di esseri umani”, ha detto ricordando che la Convenzione sui diritti del fanciullo “attribuisce il nome fanciullo anche al nascituro”. Nel corso della conferenza è stata presentata anche la “Dichiarazione sui diritti del bambino” nella quale si sottolinea che “ogni bambino, fin dal concepimento, è titolare del diritto alla vita, alla salute, alla integrità fisica” e deve vedersi “riconosciuta la capacità giuridica”.
Mi pare una cosa sensata. Voi che ne dite?
martedì 17 novembre 2009
Coscienza solidale cercasi
Diceva Pascal: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci”.
Come tutti sanno, in questi giorni a Roma, si sta svolgendo il vertice della Fao. Ieri Benedetto XVI vi ha tenuto un discorso sottolineando che in questo momento è più che mai “necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell’iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell’autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare”. Ha detto anche che tra i diritti fondamentali della persona umana c’è “il diritto ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all’acqua” e che “il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell’ambiente”. Secondo il Papa “riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme”.
Ancora una volta tutto parte dalla nostra coscienza: occorre abbandonare il desiderio disordinato di possedere per accorgerci di chi, attorno a noi, ha bisogno di aiuto. Mi pongo il problema ancora una volta con il periodo natalizio alle porte. Riusciremo ad accantonare il consumismo e a riconoscere Gesù che viene a visitarci nei più poveri e nei più bisognosi?
Come tutti sanno, in questi giorni a Roma, si sta svolgendo il vertice della Fao. Ieri Benedetto XVI vi ha tenuto un discorso sottolineando che in questo momento è più che mai “necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell’iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell’autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare”. Ha detto anche che tra i diritti fondamentali della persona umana c’è “il diritto ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all’acqua” e che “il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell’ambiente”. Secondo il Papa “riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme”.
Ancora una volta tutto parte dalla nostra coscienza: occorre abbandonare il desiderio disordinato di possedere per accorgerci di chi, attorno a noi, ha bisogno di aiuto. Mi pongo il problema ancora una volta con il periodo natalizio alle porte. Riusciremo ad accantonare il consumismo e a riconoscere Gesù che viene a visitarci nei più poveri e nei più bisognosi?
sabato 14 novembre 2009
Quelli che a scuola …
È ormai di alcuni giorni fa la notizia che il presidente Napolitano ha conferito a venticinque giovani, tra quelli diplomati nelle scuole superiori, il titolo di “Alfiere del Lavoro” per avere ottenuto i migliori risultati sia nel corso della loro carriera scolastica che all’esame di Stato. C’è un mondo di giovani che non fa notizia, titola Giuseppe Savagnone su Avvenire. In effetti, bisogna dargli ragione: non fanno notizia ragazzi e ragazze che vanno bene a scuola, che si impegnano nello studio, che si preparano con serietà alle sfide che presenterà loro vita. Tuttavia sono molti - più di quanto la maggior parte degli adulti possa pensare - e ci ricordano che i giovani devono essere ascoltati, educati, valorizzati … e anche, quando è il caso, premiati!!!
mercoledì 4 novembre 2009
Occhio alla sentenza ...
Dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo riguardo la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche, vorrei riportare alcuni brani tratti da un articolo di Natalia Ginzburg (famosa scrittrice del Novecento non cattolica) pubblicato su L’Unità del 22 marzo 1988, dal titolo «Quella croce rappresenta tutti»:
"Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. (…)
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. (...) Il crocifisso fa parte della storia del mondo. I modi di guardarlo e non guardarlo sono, come abbiamo detto, molti. Oltre ai credenti e non credenti, ai cattolici falsi e veri, esistono anche quelli che credono qualche volta sì e qualche volta no. Essi sanno bene una cosa sola, che il credere, e il non credere vanno e vengono come le onde dei mare. Hanno le idee, in genere, piuttosto confuse e incerte. Soffrono di cose di cui nessuno soffre. Amano magari il crocifisso e non sanno perché. Amano vederlo sulla parete. Certe volte non credono a nulla. È tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri".
... Voi che ne dite?
"Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. È muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. (…)
Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. (...) Il crocifisso fa parte della storia del mondo. I modi di guardarlo e non guardarlo sono, come abbiamo detto, molti. Oltre ai credenti e non credenti, ai cattolici falsi e veri, esistono anche quelli che credono qualche volta sì e qualche volta no. Essi sanno bene una cosa sola, che il credere, e il non credere vanno e vengono come le onde dei mare. Hanno le idee, in genere, piuttosto confuse e incerte. Soffrono di cose di cui nessuno soffre. Amano magari il crocifisso e non sanno perché. Amano vederlo sulla parete. Certe volte non credono a nulla. È tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri".
... Voi che ne dite?
Iscriviti a:
Post (Atom)